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Le ultime novità sul nostro ambulatorio e più in generale in ambito medico-scientifico.
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In questi giorni di forte timore per la salute di ognuno di noi, a causa dell’epidemia in corso, sono state fatte molte ipotesi tra assunzione di alcuni farmaci ipertensivi e aumento di esposizione a infezione da Coronavirus.

La cura dell’ipertensione arteriosa si effettua tramite l’assunzione di farmaci specifici che inducono una riduzione  dei valori pressori e di conseguenza, anche il rischio di patologie cardiovascolari.  Accanto alla terapia farmacologica è consigliabile adottare anche opportuni provvedimenti dietetici e di igiene quotidiana che consistono in aumento dell’attività fisica, dieta ipocalorica in caso di obesità o sovrappeso e riduzione del consumo di sale.

In questi giorni, su alcuni organi di stampa, sono apparsi articoli che ipotizzavano una maggiore suscettibilità all’infezione tra Covid 19 nei pazienti che assumevano ace-inibitori e sartani, farmaci tra i più comunemente usati nelle terapie dell’ipertensione. In altre parole si è sospettato un legame tra Coronavirus e ipertensione arteriosa.

Facciamo chiarezza sull’argomento con il dott. Giovanni Molfese specialista in Cardiologia  

  • Dott. Molfese, La terapia con ace-inibitori e sartani peggiora la malattia COVID-19?

Non esistono evidenze scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’impiego farmaci anti-ipertensivi ace-inibitori o sartani e la malattia da COVID-19. Pertanto, in base alle conoscenze attuali, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di non modificare le terapie in atto e di continuare a curarsi soprattutto se si è ipertesi. È importante non assecondare la paura dell’assunzione dei farmaci che queste notizie incontrollate stanno sviluppando. L’AIFA (agenzia italiana del farmaco) ha specificato che nessuna evidenza scientifica può attestare che questi farmaci favoriscano l’evoluzione del virus a livello polmonare.

  • Può darci qualche suggerimento da adottare per contrastare il rischio che la pressione si alzi troppo in questo periodo?

Stress e paura per l’epidemia possono far salire la pressione, specie nelle persone che già faticano a tenerla sotto controllo.

Per contrastare questo tipo di problemi nella quarantena è consigliabile seguire alcune indicazioni molto importanti: fare movimento in casa, seguire un’alimentazione corretta povera di sale e grassi, (e quindi di formaggi e insaccati, che favoriscono l’aumento di peso e pressione). Poi bisogna bere molto e favorire la diuresi, che può aiutare a tenere bassa la pressione. Nei soggetti sani basta poco per salvaguardare il cuore.Chi è iperteso deve seguire e continuare rigorosamente la terapia ed effettuare i controlli regolari appena l’emergenza sarà finita.

  • Anche pazienti sani possono presentare crisi ipertensive in questo periodo?

Certamente. La paura del contagio da Covid 19, in soggetti predisposti all’ansia, può causare vere e proprie crisi ipertensive e quando la pressione si alza possono diventare indispensabili i farmaci. Anche l’attività fisica svolta in casa, in questi casi, può essere un utile modo per scaricare lo stress.

  • Che appello fa dott Molfese ai lettori che ci seguono?

 Ricordo che i farmaci antiipertensivi sono salvavita:riducono in modo significativo il rischio di malattie cardiovascolari, come lo scompenso, l’infarto o l’arresto cardiaco, ma anche il rischio di ictus cerebrale e insufficienza renale. Il mio consiglio è, quindi, il seguente: mai come in questo momento è importante non esporsi all’aumento del rischio di patologie cardiovascolari, seguire la terapia medica prescritta ed effettuare controlli regolari quali visita cardiologica con ecg e ecocardiogramma.

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In tempi di Coronavirus, molte mamme e future mamme si pongono molti dubbi, preoccupazioni e domande su quale sarà la situazione che dovranno affrontare pensando al loro piccolo e alla propria salute  e l’interrogativo più frequente che rivolgono  al proprio ginecologo è: «Se fossi positiva, quale probabilità avrebbe mio figlio di contrarre l’infezione durante la gravidanza o il parto?».

In entrambi casi, il messaggio è rassicurante, ed in questa situazione di emergenza diventa importante, in mezzo a molte fake news, dare risposte fondate ed aiutare le donne in gravidanza a vivere in modo più sereno e consapevole questo momento importante della loro vita.

Ne parliamo assieme al nostro esperto Dott.Omar Anis, Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia ed Ostetricia.

  • Dott. Anis, una paziente gravida e positiva al Coronavirus può trasmettere il virus al proprio bambino?

Allo stato attuale la letteratura internazionale afferma che il virus SARS CoV-2 non si trasmette da madre a feto. Infatti il Coronavirus non attraversa la placenta.

  • Quali sono le precauzioni particolari da assumere in gravidanza?

Occorre ovviamente evitare spostamenti fuori casa, e quando ciò avviene , solo per strettissime esigenze di necessità, lo si deve fare muniti di mascherina e  di guanti. Una volta rimossi questi presidi, prima di entrare in casa o toccare altri componenti della famiglia, in particolar modo i bambini, occorre lavare accuratamente le mani con acqua e sapone od utilizzare una soluzione idroalcolica strofinando le mani bene per almeno 30 secondi.

  • In Gravidanza si è a maggior rischio di contagio?

Assolutamente no, il rischio è uguale a quello di qualsiasi altro adulto e le vie di trasmissione maggiormente dimostrate sono quelle legate al contatto e alla via aerea. Inoltre, in caso di contagio, le gravide, rispetto alla popolazione generale non sembrano sviluppare quadri clinici importanti. In ogni caso , se sono presenti sintomi quali febbre, tosse secca  e difficoltà respiratorie è necessaria  una valutazione approfondita in ambito ospedaliero, previo contatto con il proprio ginecologo.

  • Si può continuare a fare i controlli periodici?

Assolutamente si, per la donna in gravidanza è fondamentale effettuare  sempre e in maniera regolare le visite e i controlli programmati .

  • In caso di positività materna al COVID è consigliato il taglio cesareo?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non raccomanda il cesareo per le donne con sospetta infezione da CoV-2 o affette da COVID-19, salvo presenza di specifiche e reali  indicazioni cliniche materne o fetali. Le indicazioni al taglio cesareo rimangono le stesse per le mamme non COVID .

  • E con i papà in sala travaglio cosa cambierà  ? Possono continuare ad assistere al parto ?

E’ ovvio che, se la madre risulta positiva al tampone Covid19, , la presenza in sala parto deve essere assolutamente circoscritta agli operatori sanitari dedicati   e  a nessun altro, se invece la donna risulta negativa all’infezione e priva di sintomi, i papà sono autorizzati , indossando  ogni dispositivo di protezione  previsto  ,ad essere presenti in sala come è sempre stato e possono assistere alla nascita del figlio e  condividere la gioia di questo momento meraviglioso con la propria compagna.

  • In caso di sintomatologia sospetta di interessamento delle vie aeree (o in caso di positività Coronavirus). Si può allattare?

Assolutamente si! L’allattamento al seno è sempre possibile e va sempre sostenuto! La madre dovrà sempre adottare misure di  controllo dell’ infezione accompagnata dai sanitari , nonchè  tutte le precauzioni igieniche come l’uso della mascherina, accurata igiene delle mani e  pulizia delle superfici.

  • Infine, Dott. Anis,quale messaggio vuole trasmettere alle sue pazienti e a tutte le donne che si trovano a vivere la maternità in questo drammatico momento ?

Le donne in attesa possono stare tranquille, assumere certamente  ogni   precauzione  per non esporsi al contagio, ma se anche questo accadesse, continuare a vivere la gravidanza con fiducia e serenità.

 


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20/03/2020 COVID-19news

Ne abbiamo parlato con il  Dottor Giuseppe Mungo,Direttore Sanitario del Poliambulatorio Polimedica  e Medico di Medicina Generale a Trebaseleghe, che ci ha fornito le spiegazioni riguardo i comportamenti da adottare.

L’isolamento domiciliare è una misura di salute pubblica molto importante che viene effettuata per evitare l’insorgenza di ulteriori casi secondari dovuti a trasmissione del virus Covid-19.

Le persone che quotidianamente si ritrovano ad affrontare questa situazione devono seguire alcune misure di prevenzione nella gestione della loro quotidianità domestica.

 

Come deve essere la propria stanza?

Deve essere appositamente dedicata, con adeguato ricambio d’aria, possibilmente servita da bagno dedicato. Dovrai dormire da solo/a e limitare al massimo i movimenti in altri spazi della casa dove vi siano altre persone. Se disponibile un solo bagno, dopo l’uso pulire con prodotti a base di cloro (candeggina) oppure con alcol 70%.

Quali accortezze igieniche bisogna avere?

Se hai sintomi respiratori devi usare la mascherina chirurgica quando ti sposti dalla tua stanza. Copri naso e bocca usando fazzoletti quando starnutisci o tossisci. Tossisci nel gomito. Usa fazzoletti di carta e gettali in un doppio sacco impermeabile, posto in una pattumiera chiusa che non preveda contatto con le mani per la sua apertura (es. apertura a pedale). Dopo l’uso del fazzoletto lava immediatamente le mani con acqua e sapone per 40 secondi o frizionali con prodotto idro-alcolico.

Come deve essere gestita la casa?

Almeno una volta al giorno, o più, le superfici dei locali utilizzati dal soggetto in isolamento devono essere pulite con prodotti detergenti e successivamente disinfettate con prodotti a base di cloro (candeggina) oppure con alcol 70%. Chi effettua la pulizia deve indossare un camice monouso (o un grembiule dedicato) e guanti monouso; se vengono usati guanti domestici in gomma spessa riutilizzabili, questi devono essere disinfettati dopo l’uso (lavaggio con acqua e detergente seguito con disinfezione di tutte le parti, con prodotti a base di cloro  oppure con alcol . Per la rimozione della biancheria si deve indossare la mascherina chirurgica e i guanti. La biancheria deve essere collocata in un sacco separato e gestita separatamente da quella del resto della famiglia e può essere lavata in lavatrice a 60° per almeno trenta minuti o a tempi più brevi per temperature superiori usando comune detersivo. I rifiuti prodotti dal soggetto in isolamento o dall’assistenza a lui/lei prestata devono essere smaltiti in un doppio sacchetto di plastica che verrà chiuso e disposto in pattumiera chiusa.

Come ci si deve comportare con le altre persone?

In presenza di altre persone, deve essere mantenuta una distanza di almeno un metro e deve essere assolutamente evitato ogni contatto diretto (compresi strette di mano, baci e abbracci), anche se loro stessi sono sottoposti ad isolamento domiciliare. Un’eccezione può essere fatta per una madre che allatta, che indosserà una mascherina chirurgica ed avrà un’igiene accurata delle mani prima di entrare in stretto contatto con il bambino. Non condividere asciugamani, salviette o lenzuola, piatti, bicchieri, posate, etc). Gli oggetti da cucina andranno lavati con attenzione con normale sapone.

Cosa devono fare le persone che assistono?

Devono evitare il contatto diretto ed indossare mascherina chirurgica, che non deve essere toccata durante l’utilizzo e cambiata se umida o danneggiata. Le mascherine non possono essere riutilizzate ma debbono essere eliminate in un doppio sacco impermeabile posto in pattumiera chiusa con apertura a pedale. Se l’assistenza prevede contatto con secrezioni respiratorie, feci o urine è necessario l’utilizzo dei guanti monouso che devono essere poi eliminati con cura in un doppio sacco impermeabile in pattumiera chiusa con apertura a pedale, seguito dal lavaggio delle mani.

Si può uscire di casa?

Vi è il divieto di spostamenti o viaggio e l’obbligo di rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza.

Quando si può ricevere visite?

Se sei asintomatico, potrai ricevere visite solo dopo i 14 giorni di isolamento. Se invece hai sintomi devi attendere la guarigione clinica, anche se sono passati 14 giorni dal contatto.

Si possono avere contatti con animali domestici?

Sebbene al momento non esistano prove che dimostrino che animali come cani o gatti possano essere una fonte di infezione per l’uomo, a scopo puramente precauzionale, si suggerisce alle persone contagiate da SARS-CoV-2 di limitare il contatto con gli animali, analogamente a quanto si fa con le altre persone del nucleo familiare, evitando, ad esempio baci o condivisione del cibo

 AUTOMONITORAGGIO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE 

Rileva ed annota quotidianamente la tua temperatura corporea due volte al giorno e al bisogno, annotando anche la sede corporea di rilevazione.

Segnala al tuo MMG/pediatra di libera scelta e all’operatore di sanità pubblica l’insorgenza di nuovi sintomi o di cambiamenti significativi dei sintomi preesistenti. In caso di aggravamento dei sintomi deve indossare la mascherina chirurgica e allontanarti dai conviventi rimanendo nella tua stanza con la porta chiusa, in attesa del trasferimento in ospedale qualora sia necessario.

In caso di insorgenza di difficoltà respiratorie rivolgiti al 112/118, informando, se possibile, il tuo MMG. Il monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute di questi soggetti in isolamento a domicilio è in carico all’operatore di sanità pubblica, in collaborazione con MMG/ pediatra di libera scelta

I servizi di sanità pubblica territorialmente competenti devono comunque garantire un numero di telefono a disposizione del monitoraggio dei soggetti in isolamento domiciliare per ridurre i tempi di risposta e facilitare l’attivazione dei MMG NDR: Concorda con il tuo medico di famiglia la modalità di consulto (WhatsApp, Telefonata, Videochiamata)

Indicazioni tratte dalla “cassetta degli attrezzi” per il Medico di Medicina Generale predisposte da Fimmg per la gestione dell’emergenza da Covid-19.


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L’alimentazione da sempre si sa, è la medicina più antica per curarci, perché è in grado di rafforzare il nostro sistema immunitario prevenendo le infezioni virali e batteriche

Cosa possiamo fare in questo periodo mediante l’alimentazione quotidiana e alcuni accorgimenti a tavola? 

1-Viva la prova del cuoco: Il sistema immunitario non funziona bene quando abbiamo situazioni di malnutrizione, quindi come prima regola impariamo a cucinare e a prepararci quello che consumiamo. Sembra una cosa banale ma così facendo riduciamo il consumo di zuccheri,onnipresenti negli alimenti trasformati industrialmente. Lo zucchero o meglio l’eccesso di zucchero raffinato che introduciamo con il consumo di biscotti, pasta, dolci, merendine, etc.., crea stress ossidativo e infiammatorio all’organismo e che costringe il sistema immunitario ad occuparsene, in questo modo si abbassa la guardia nella difesa immunitaria in altri campi,ad esempio quello virale.

2- Evviva il mare: Consumiamo alimenti ricchi di omega-3,aiutano a ridurre l’infiammazione, il dolore e lo stress. Si quindi al pesce, all’olio d’oliva, alle mandorle, ai semi di lino e alla fantasia.

3- Micronutrienti questi sconosciuti: molti di questi composti sono essenziali al funzionamento di moti enzimi e influenzano direttamente il sistema immunitario come ad esempio: il Potassio, abbonda nella frutta e verdura ad esempio la pera,la banana, datteri,cavolo, porro, mandorle, il Selenio e lo zinco, ottimi antiossidanti si trovano nelle noci, mandorle, semi oleosi, cavolo, spinaci, pesche arance., lo Zolfo, si trova nell’aglio, cipolla, ravanello, dattero, mandorla e il Rame, si trova nelle mandorle, noci, nocciole, rape rosse,cipolla, porri.

4- Abbasso lo stress ossidativo: Consumiamo spremute d’arancio, ma quelle fresche! Sono ricche di vitamina C, importantissima perché ha una potente azione antiossidante, combatte i radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e riduce quindi lo stato infiammatorio durante l’infezione. La vitamina C è direttamente coinvolta nel potenziamento del sistema immunitario e stimola la produzione di anticorpi e citochine, indispensabili nel contrastare i virus.

Insomma, come sempre alimentazione sana e attività fisica fanno bene alla salute e rappresentano un vero elemento di prevenzione anche in questo momento.

 

Per informazioni più dettagliate sul regime alimentare più adatto alle vostre esigenze, consigliamo di prenotare un appuntamento con il nostro nutrizionista.

Per chi si fosse perso gli ultimi consigli del dott. Bertoldo per un’alimentazione più sana e corretta, vi rimandiamo agli articoli:

Sale nell’alimentazione: ridurne la quantità per sentirsi meglio

Alimentazione e fertilità: futuri mamme e papà mangiate bene!

 

 

 


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14/03/2020 COVID-19news

Il Decreto dell’11 marzo 2020, in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha imposto a tutta l’Italia nuove restrizioni con le quali si è stabilita la limitazione lavorativa di molte attività.

Nonostante la chiusura di alcune imprese commerciali e la limitazione di alcuni servizi, restano comunque attivi i servizi pubblici di trasporto, aperte le farmacie, parafarmacie, poste, servizi bancari e i negozi di generi alimentari e di prima necessità come supermercati, ipermercati e discount.

In questi luoghi e ovunque l’attività lavorativa continui, il datore di lavoro dovrebbe impartire ai dipendenti indicazioni di comportamento generali, utili a minimizzare la possibilità di contagio. Stiamo parlando delle norme igieniche che in questi giorni vengono continuamente ripetute dai media, ma che in ogni caso il datore di lavoro dovrebbe puntualizzare a beneficio dei lavoratori e in funzione della realtà aziendale.

Come sospettare se i sintomi, anche lievi, come febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie possano essere la manifestazione di Covid-19, piuttosto che di una patologia diversa?

Innanzitutto si devono analizzare alcuni indizi fondamentali: nei 14 giorni precedenti ai sintomi hai avuto un contatto con un caso probabile o confermato di Covid-19, o sei stato in zone a rischio (Italia o Estero) individuate dalle Autorità Sanitarie, oppure hai avuto contatti con persone rientrate da luoghi situati in aree a rischio?

Verificata una di queste condizioni, in linea generale, per non mettere ulteriormente a rischio i propri colleghi e diffondere una potenziale infezione da Nuovo Coronavirus, anche se non è così scontato ed immediato sapersi comportare nelle fasi che precedono l’intervento dei sevizi sanitari, occorre adottare semplici norme igieniche e comportamentali .

Cosa fare sul posto di lavoro?

  • Avvisa il Datore di Lavoro che a sua volta provvederà ad allertare i Servizi di emergenza sanitaria e il Medico Competenti
  • Non vagare per la sede di lavoro
  • Indossa immediatamente guanti e mascherina
  • Non devi avere contatti diretti con nessuno, mantieni una distanza di almeno 2 metri dai tuoi colleghi
  • Non toccare direttamente superfici, maniglie, rubinetti, non usare i servizi igienici frequentati dagli altri
  • Raccogli i tuoi oggetti, indumenti ed eventuale materiale contaminato (fazzoletti, salviette, bicchieri ecc.). Devi gettare il materiale contaminato in un sacchetto impermeabile che terrai con te e che possibilmente verrà smaltito dai sanitari che interverranno.
  • Non preoccuparti di provvedere alla disinfezione della postazione prima di lasciarla, provvederà qualcun altro in un momento successivo
  • Recati quanto prima in un luogo isolato (se possibile, in infermeria o nel locale eventualmente predisposto dall’Azienda) e rimani da solo in attesa dell’intervento dei sanitari nel frattempo allertati dal Datore di lavoro.

Queste sono indicazioni generali che potrebbero essere valide per tutti, ma suggerisco sempre al Datore di lavoro di approntare una procedura concepita sulla base delle caratteristiche  della propria Azienda, magari, adattando o prendendo spunto da quanto detto sopra.

A cura della dott.ssa Dott.ssa Isabella Murgolo Flora Medico Chirurgo Specialista in Medicina del Lavoro 

 


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Tutelare la salute di ogni donna significa innanzitutto educare fin dalla giovane età ad adottare abitudini di prevenzione e stili di vita salutari, utili ad evitare infezioni e patologie che potrebbero portare all’insorgenza di malattie più gravi.
Le infezioni sessualmente trasmissibili rappresentano la seconda causa di morte nelle donne in età fertile e il tumore al collo dell’utero è una patologia che, ogni anno, colpisce circa 2300 donne. È però importante sapere che se diagnosticato in fase iniziale, può essere curato e guarito con successo.

Vediamo quindi in che modo attuare una corretta prevenzione del tumore al collo dell’utero.

Tumore al collo dell’utero e Papilloma Virus Umano (HPV)

Il tumore al collo dell’utero è, ad oggi, l’unica forma tumorale riconosciuta come riconducibile ad un’infezione. Il microrganismo colpevole di tale infezione è il Papilloma Virus Umano (HPV), agente virale che si trasmette soprattutto per via sessuale. È comunque bene ricordare che non tutte le infezioni da HPV provocano il cancro alla cervice: esistono circa 120 tipi riconosciuti di questo virus e la maggior parte dei ceppi resta silente o causa lesioni benigne alle mucose cervicali od orali. Inoltre, dei dodici considerati ad alto rischio, due ceppi, l’HPV16 e 18, sono i responsabili principali dell’evoluzione tumorale dell’infezione.

Esistono altri fattori di rischio?

Oltre all’infezione da Papilloma Virus Umano, esistono altri fattori che possono aumentare il rischio della malattia. Tra questi:

  • Il fumo di tabacco;
  • L’uso prolungato di contraccettivi orali senza interruzioni per oltre 10 anni;
  • Le infezioni sessualmente trasmissibili, in particolare da Chlamydia o herpes genitale: queste sono molto comuni e provocano infezioni all’apparato genitale femminile;
  • Predisposizione familiare.

Come attuare una prevenzione del tumore al collo dell’utero

Pochi tumori hanno la possibilità di essere prevenuti come quello al collo dell’utero.
Da qualche anno è possibile eseguire in giovane età (tra gli undici e i dodici anni) un vaccino che protegge da alcune forme di Papilloma Virus. Dopo i 25 anni o comunque dopo l’inizio dell’attività sessuale, invece, eseguendo uno screening ginecologico con costanza e tramite un semplice esame, il Pap Test con ricerca dell’HPV, è possibile identificare la presenza del virus.
Polimedica a marzo pensa a tutte le donne e in occasione delle Giornate in Rosa è possibile prenotare una Visita Ginecologica al prezzo scontato di 60 euro con in omaggio il Pap Test con ricerca del Papilloma Virus.

Per maggiori informazioni o prenotazioni: telefonando al 0499387040 o via messaggio Whatsapp 3913835907o tramite mail all’indirizzo info@polimedicaonline.it

 


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Stiamo vivendo una settimana difficile, in Lombardia e nel Veneto sono stati individuati casi di contagio da Coronavirus e di conseguenza sono state adottate misure di sicurezza e di prevenzione.
In queste situazioni, le persone reagiscono in modi diversi: incredulità, panico, indifferenza, paura, esagerazione….
Siamo spaventati e quindi è molto importante affrontare con molta attenzione e prudenza la situazione, senza sottovalutare ma nemmeno catastrofizzare e cedere al panico.

L’ansia in queste situazioni dilaga e prende in sopravvento; per tale motivo è importante appoggiarci e informarci delle fonti ufficiali e dagli enti predisposti.

Coronavirus in Veneto: ecco cosa fare

Ecco alcune informazioni utili che l’Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto vuole condividere.

  • Prima regola: “il panico aumenta il pericolo, non lo diminuisce”
    Farsi prendere dal panico ci porta a prendere delle scelte frettolose, irrazionali e “di pancia”.
    Ci conduce a preoccuparci delle cose sbagliate e ignorare azioni protettive semplici.
    Scegliamo bene come affrontare questo momento
  • Seconda regola: è normale avere paura , ma adesso è più utile essere informati e prepararti. La paura riduce se ci informiamo e conosciamo cosa succede e cosa fare. Quindi basarsi solo su fonti informative ufficiali , aggiornate e accreditate: Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità, Regione Veneto.
  • Terza regola: Una volta acquisite le informazioni necessarie per proteggersi, è sufficiente verificare gli aggiornamenti un paio di volte al giorno su fonti affidabili. Evita ricerche spasmodiche nel tentativo di cercare rassicurazioni, produce l’effetto contrario e alimenta l’ansia.
    Persino studi scientifici dimostrano che uno stato di stress prolungato abbassa le difese immunitarie!
    Quindi riduci la ricerca ossessiva di notizie
  • Quarta regola: se ti senti in ansia, ricorda che non sei inerte davanti al rischio: conoscere le semplici azioni da intraprendere e collaborare ci aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e a sconfiggere la paura.

A cura della dott.ssa Sofia Calvo
Psicologa e Psicoterapeuta


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03/02/2019 dermatologianews

E’ tempo di vacanze e di mare .  Il sole dona vitamina D, ha un effetto positivo e stimolante sull’umore, migliora la circolazione e velocizza il nostro metabolismo, ma anche in questi momenti di totale relax è importante non dimenticare alcune fondamentali regole per una corretta esposizione al sole, in modo da evitare danni importanti e fastidiosi alla nostra pelle, come ad esempio:

  • Fotosensibilizzazione e quindi conseguenti eritemi ed orticaria che si presentano con piccoli rigonfiamenti arrossati e sono accompagnate da prurito
  • Scottature
  • Dermatiti ed herpes
  • Macchie brune sulla pelle, tendenzialmente sul viso
  • Ispessimento cutaneo e formazione di rughe
  • Cheratosi ovvero un ispessimento cutaneo che può avere forme e dimensioni variabili, comune nelle persone di età superiore ai 50 anni determinato da una continua esposizione solare.

Tutti questi fattori rischiano con il tempo di danneggiare il DNA cellulare e quindi a predisporre la nostra pelle allo sviluppo del melanoma.

I consigli dello specialista, la dottoressa Francesca Rettore, Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia:

  • Utilizzare sempre protezione solare ad ampio spettro in base al proprio fototipo di pelle,
  • Proteggere in modo particolare il viso
  • Esporsi gradualmente al sole evitando le ore più calde della giornata
  • Assumere alimenti ricchi di vitamina C (come ad esempio frutta e verdura), indispensabile alla produzione di collagene e quindi ad aumentare la resistenza della nostra pelle al sole.

E’ importante prendersi cura della nostra pelle anche al rientro dalle vacanze continuando ad usare il filtro solare anche in città, i raggi del sole continuano ad agire e a fare invecchiare la pelle, utilizzando un buon dopo sole, effettuando dei leggeri peeling in modo da rimuovere le cellule morte dal corpo e sul viso e far ritrovare alla pelle la sua naturale luminosità e infine seguendo un’alimentazione sana e bevendo molta acqua.

Ricordiamo, infine, che in presenza di qualsiasi anomalia della pelle quali macchie, nei e rossori, è bene consultare il dermatologo. In generale sarebbe buona prassi effettuare una mappatura dei nei e una visita dermatologica almeno una volta l’anno.

 

 




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Direttore Sanitario Dott.: G.Mungo




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